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Presepi tradizionali e viventi - storia e immagini

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Presepi tradizionali e viventi - storia origini immagini



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Edited by mery5 - 26/10/2015, 15:32
 
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STORIA DEL PRESEPE


La parola "presepio" deriva dal latino PRAESEPIUM e significa "mangiatoia" con una chiara allusione al posto dove nacque Gesù. Oggi il presepio non è altro che la rappresentazione, attraverso statuine e modellini, della nascita di Gesù.

La tradizione vuole che la sua origine sia stata segnata da un presepio vivente realizzato in una grotta del monte Falterone (Greccio - Rieti) nel Natale del 1233 da San Francesco d' Assisi, per rievocare la natività dopo un suo viaggio a Betlemme.
Si trattò del primo presepe vivente e la tradizione si è perpetuata nei secoli arrivando fino ai giorni nostri: numerosissime sono infatti in Italia e nel mondo le rievocazioni della Notte Santa.

La raffigurazione della natività ha però origini ben più remote, infatti i primi cristiani usavano scolpire o dipingere le scene della nascita di Cristo nei loro punti di incontro (ad es. le Catacombe romane); poi quando il Cristianesimo potè essere professato fuori dalla clandestinità, tale usanza continuò e scene con Giuseppe, Maria e il Bambino andarono ad arricchire le pareti delle prime chiese. Si trattava di graffiti, rilievi e affreschi: per vedere le prime statue dobbiamo attendere la fine del 1200 e per lungo tempo ancora tale tradizione è rimasta prerogativa delle chiese e delle comunità religiose.
Ma per vedere il presepe in tutte le case dobbiamo attendere fino al 1700: è Napoli (allora facente parte dei domini borbonici e al centro di fitti scambi commerciali con la Spagna ed il resto d'Europa) ad essere considerata la culla della diffusione dell'attuale presepio.

Il tradizionale presepe napoletano era ed è costituito da statuine con un'anima in ferro imbottita, la loro testa è in terracotta ed i vestiti sono in stoffa. Prendendo spunto e ispirazione da qui dunque, ogni popolo, ogni artista hanno utilizzato i materiali più disparati, più congeniali o più facilmente reperibili; basti pensare che nella stessa Italia incontriamo tantissime tipologie di presepio: da quello napoletano alla cartapesta leccese, alla terracotta in altre zone della Puglia, alla cartapesta e al gesso della Toscana, al legno del Trentino solo per citarne alcune.
Per non parlare poi dell'ambientazione che solitamente rispecchia il territorio e la cultura di chi li realizza, o meglio un mix tra questo e quanto si legge nei Vangeli, soprattutto nei cosiddetti vangeli apocrifi. Per intuire l'importanza dell'ambientazione e della scenografia basti guardare in ogni casa, in ogni presepio la trasformazione che ha interessato la rappresentazione della nascita di Gesù.... la natività risulta ormai sommersa da una serie infinita di personaggi e figure... pastori, suonatori, venditori e venditrici, viandanti...

Il più antico presepio d'Italia si trova sotto la Cappella Sistina in Santa Maria Maggiore a Roma, modellato nel 1280 circa.

Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività. Nei loro brani c'è già tutta la sacra rappresentazione che a partire dal medioevo prenderà il nome latino di praesepium ovvero recinto chiuso, mangiatoia. Si narra infatti della umile nascita di Gesù, come riporta Luca, "in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo" (Ev., 2,7); dell'annunzio dato ai pastori; dei magi venuti da oriente seguendo la stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciano già re. Questo avvenimento così familiare e umano se da un lato colpisce la fantasia dei paleocristiani rendendo loro meno oscuro il mistero di un Dio che si fa uomo, dall'altro li sollecita a rimarcare gli aspetti trascendenti quali la divinità dell'infante e la verginità di Maria.
Così si spiegano le effigi parietali del III secolo nel cimitero di S. Agnese e nelle catacombe di Pietro e Marcellino e di Domitilla in Roma che ci mostrano una Natività e l'adorazione dei Magi, ai quali il vangelo apocrifo armeno assegna i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma soprattutto si caricano di significati allegorici i personaggi dei quali si va arricchendo l'originale iconografia: il bue e l'asino, aggiunti da Origene, interprete delle profezie di Abacuc e Isaia, divengono simboli del popolo ebreo e dei pagani; i Magi il cui numero di tre, fissato da S. Leone Magno, ne permette una duplice interpretazione, quali rappresentanti delle tre età dell'uomo: gioventù, maturità e vecchiaia e delle tre razze in cui si divide l'umanità: la semita, la giapetica e la camita secondo il racconto biblico; gli angeli, esempi di creature superiori; i pastori come l'umanità da redimere e infine Maria e Giuseppe rappresentati a partire dal XIII secolo, in atteggiamento di adorazione proprio per sottolineare la regalità dell'infante. Anche i doni dei Magi sono interpretati con riferimento alla duplice natura di Gesù e alla sua regalità: l'incenso, per la sua Divinità, la mirra, per il suo essere uomo, l'oro perché dono riservato ai re.

A partire dal IV secolo la Natività diviene uno dei temi dominanti dell'arte religiosa e in questa produzione spiccano per valore artistico: la natività e l'adorazione dei magi del dittico a cinque parti in avorio e pietre preziose del V secolo che si ammira nel Duomo di Milano e i mosaici della Cappella Palatina a Palermo, del Battistero di S. Maria a Venezia e delle Basiliche di S. Maria Maggiore e S. Maria in Trastevere a Roma.
In queste opere dove si fa evidente l'influsso orientale, l'ambiente descritto è la grotta, che in quei tempi si utilizzava per il ricovero degli animali, con gli angeli annuncianti mentre Maria e Giuseppe sono raffigurati in atteggiamento ieratico simili a divinità o, in antitesi, come soggetti secondari quasi estranei all'evento rappresentato. Dal secolo XIV la Natività è affidata all'estro figurativo degli artisti più famosi che si cimentano in affreschi, pitture, sculture, ceramiche, argenti, avori e vetrate che impreziosiscono le chiese e le dimore della nobiltà o di facoltosi committenti dell'intera Europa, valgano per tutti i nomi di Giotto, Filippo Lippi, Piero della Francesca, il Perugino, Dürer, Rembrandt, Poussin, Zurbaran, Murillo, Correggio, Rubens e tanti altri.

Il presepio come lo vediamo realizzare ancor oggi ha origine, secondo la tradizione, dal desiderio di San Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme, con personaggi reali, pastori, contadini, frati e nobili tutti coinvolti nella rievocazione che ebbe luogo a Greccio la notte di Natale del 1223; episodio poi magistralmente dipinto da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi. Primo esempio di presepe inanimato, a noi pervenuto, è invece quello che Arnolfo di Cambio scolpirà nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue nella cripta della Cappella Sistina di S. Maria Maggiore in Roma.

Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti modellano statue di legno o terracotta che sistemano davanti a un fondale pitturato riproducente un paesaggio che fa da sfondo alla scena della Natività; il presepe è esposto all'interno delle chiese nel periodo natalizio. Culla di tale attività artistica fu la Toscana ma ben presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli ad opera di Carlo III di Borbone e nel resto degli Stati italiani. Nel '600 e '700 gli artisti napoletani danno alla sacra rappresentazione un'impronta naturalistica inserendo la Natività nel paesaggio campano ricostruito in scorci di vita che vedono personaggi della nobiltà, della borghesia e del popolo rappresentati nelle loro occupazioni giornaliere o nei momenti di svago: nelle taverne a banchettare o impegnati in balli e serenate.
Ulteriore novità è la trasformazione delle statue in manichini di legno con arti in fil di ferro, per dare l'impressione del movimento, abbigliati con indumenti propri dell'epoca e muniti degli strumenti di svago o di lavoro tipici dei mestieri esercitati e tutti riprodotti con esattezza anche nei minimi particolari. Questo per dare verosimiglianza alla scena delimitata da costruzioni riproducenti luoghi tipici del paesaggio cittadino o campestre: mercati, taverne, abitazioni, casali, rovine di antichi templi pagani.

A tali fastose composizioni davano il loro contributo artigiani vari e lavoranti delle stesse corti regie o la nobiltà, come attestano gli splendidi abiti ricamati che indossano i Re Magi o altri personaggi di spicco, spesso tessuti negli opifici reali di S. Leucio. In questo periodo si distinguono anche gli artisti liguri in particolare a Genova, e quelli siciliani che, in genere, si ispirano sia per la tecnica che per il realismo scenico, alla tradizione napoletana con alcune eccezioni come ad esempio l'uso della cera a Palermo e Siracusa o le terracotte dipinte a freddo di Savona e Albisola. Sempre nel '700 si diffonde il presepio meccanico o di movimento che ha un illustre predecessore in quello costruito da Hans Schlottheim nel 1588 per Cristiano I di Sassonia.

La diffusione a livello popolare si realizza pienamente nel '800 quando ogni famiglia in occasione del Natale costruisce un presepe in casa riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materiali - statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altro - forniti da un fiorente artigianato.

In questo secolo si caratterizza l'arte presepiale della Puglia, specialmente a Lecce, per l'uso innovativo della cartapesta, policroma o trattata a fuoco, drappeggiata su uno scheletro di fil di ferro e stoppa. A Roma le famiglie importanti per censo e ricchezza gareggiavano tra loro nel farsi costruire i presepi più imponenti, ambientati nella stessa città o nella campagna romana, che permettevano di visitare ai concittadini e ai turisti. Famosi quello della famiglia Forti posto sulla sommità della Torre degli Anguillara, o della famiglia Buttarelli in via De' Genovesi riproducente Greccio e il presepe di S. Francesco o quello di Padre Bonelli nel Portico della Chiesa dei Santi XII Apostoli, parzialmente meccanico con la ricostruzione del lago di Tiberiade solcato dalle barche e delle città di Gerusalemme e Betlemme.

Oggi dopo l'affievolirsi della tradizione negli anni '60 e '70, causata anche dall'introduzione dell'albero di Natale, il presepe è tornato a fiorire grazie all'impegno di religiosi e privati che con associazioni come quelle degli Amici del Presepe, Musei tipo il Brembo di Dalmine di Bergamo, Mostre, tipica quella dei 100 Presepi nelle Sale del Bramante di Roma; dell'Arena di Verona, rappresentazioni dal vivo come quelle della rievocazione del primo presepio di S. Francesco a Greccio e i presepi viventi di Rivisondoli in Abruzzo o Revine nel Veneto e soprattutto la produzione di artigiani presepisti, napoletani e siciliani in special modo, eredi delle scuole presepiali del passato, hanno ricondotto nelle case e nelle piazze d'Italia la Natività e tutti i personaggi della simbologia cristiana del presepe.


fonte: www.presepeviventeleville.it/monterchi/storia-del-presepe

Edited by mery5 - 16/11/2016, 22:07
 
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view post Posted on 21/11/2015, 11:28     +1   -1
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Presepi tradizionali e viventi - storia origini immagini


STORIA DEL PRESEPE


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Per comprendere la tradizione e la genesi del moderno presepe, può essere utile ricordare la figura del lari (lares familiares), profondamente radicata nella cultura etrusca e latina.
I larii erano gli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia. Ogni antenato veniva rappresentato con una statuetta, di terracotta o di cera, chiamata sigillum (da signum = segno, effigie, immagine).

Le statuette venivano collocate in apposite nicchie e, in particolari occasioni, onorate con l'accensione di una fiammella. In prossimità del solstizio d'inverno si svolgeva la festa detta Sigillaria (20 dicembre), durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla dei familiari defunti durante l'anno.
In attesa della festa, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale, era di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura. Nella vigilia della festa, dinnanzi al recinto del presepe, la famiglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole con cibo e vino. Il mattino seguente, al posto delle ciotole, i bambini trovavano giocattoli e dolci, "portati" dai loro trapassati nonni e bisnonni[senza fonte].

Dopo l'assunzione del potere nell'impero (IV secolo), i cristiani tramutarono alcune feste tradizionali in feste cristiane, mantenendone parte dei riti e delle date, ma mutando i nomi e i significati religiosi. Essendo una tradizione molto antica e particolarmente sentita (perché rivolta al ricordo dei familiari defunti), la rappresentazione dei larii sopravvisse nella cultura rurale con parte del significato originario almeno fino al XV secolo e, in alcune regioni italiane, anche oltre.

La prima descrizione della Natività ci giunge dagli evangelisti Luca e Matteo. Nei loro brani, infatti, c'è già tutta la sacra rappresentazione che, a partire dal medioevo, prenderà il nome latino di praesepium ovvero recinto chiuso, mangiatoia. Proprio Luca, infatti, narra dell’umile nascita di Gesù "in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo" (Ev., 2,7), dell'angelo che annunciò l'evento ai pastori presso i loro rifugi, dei magi venuti da oriente seguendo la stella, per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciavano già re.

Questo avvenimento così famigliare e umano se da un lato colpisce la fantasia dei paleocristiani rendendo loro meno oscuro il mistero di un Dio che si fa uomo, dall'altro li sollecita a rimarcare gli aspetti trascendenti quali la divinità dell'infante e la verginità di Maria. Così si spiegano le effigi parietali del III secolo nel cimitero di S. Agnese e nelle catacombe di Pietro e Marcellino e di Domitilla in Roma che ci mostrano una Natività e l'adorazione dei Magi, ai quali il vangelo apocrifo armeno assegna i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma soprattutto si caricano di significati allegorici i personaggi dei quali si va arricchendo l'originale iconografia: il bue e l'asino, aggiunti da Origene, interprete delle profezie di Abacuc e Isaia, divengono simboli del popolo ebreo e dei pagani; i Magi il cui numero di tre, fissato da S. Leone Magno, ne permette una duplice interpretazione, quali rappresentanti delle tre età dell'uomo: gioventù, maturità e vecchiaia e delle tre razze in cui si divide l'umanità, la semita, la giapetica e la camita secondo il racconto biblico;gli angeli, esempi di creature superiori; i pastori come l'umanità da redimere e infine Maria e Giuseppe rappresentati a partire dal XIII secolo, in atteggiamento di adorazione proprio per sottolineare la regalità del nascituro. Anche i doni dei Magi sono interpretati con riferimento alla duplice natura di Gesù e alla sua regalità: l'incenso, per la sua Divinità, la mirra, per il suo essere uomo, l'oro perché dono riservato ai re.

I presepi sono quindi rappresentazioni artistico- figurative della nascita di Gesù in una grotta o in una stalla.
L'origine esatta del presepio è difficile da definire, in quanto è il prodotto di un lungo processo.
È storicamente documentato che già in tempo paleocristiano, il giorno di Natale nelle chiese venivano esposte immagini religiose, che dal decimo secolo assunsero un carattere sempre più popolare, estendendosi poi in tutta l'Europa.
Si considerano precursori del presepio anche gli altari gotici intagliati con immagini della natività, che non fu possibile rimuovere. Uno di questi altari con il gruppo dei tre Re Magi si trova in Austria nella chiesa di S. Wolfgang nella regione di Salzkammergut. Questo altare venne realizzato dall'artista brunicense Michael Pacher.

A partire dal IV secolo la Natività diviene uno dei temi dominanti dell'arte religiosa e in questa produzione spiccano per valore artistico: la natività e l'adorazione dei magi del dittico composto da cinque parti in avorio e pietre preziose che si ammira nel Duomo di Milano e che risale al V secolo e i mosaici della Cappella Palatina a Palermo, del Battistero di S. Maria a Venezia e delle Basiliche di S. Maria Maggiore e S. Maria in Trastevere a Roma. In queste opere dove si fa evidente l'influsso orientale, l'ambiente descritto è la grotta, che in quei tempi si utilizzava per il ricovero degli animali, con gli angeli annuncianti mentre Maria e Giuseppe sono raffigurati in atteggiamento ieratico simili a divinità o, in antitesi, come soggetti secondari quasi estranei all'evento rappresentato.

Dal secolo XIV la Natività è affidata all'estro figurativo degli artisti più famosi che si cimentano in affreschi, pitture, sculture, ceramiche, argenti, avori e vetrate che impreziosiscono le chiese e le dimore della nobiltà o di facoltosi committenti dell'intera Europa, valgano per tutti i nomi di Giotto, Filippo Lippi, Piero della Francesca, il Perugino, Dürer, Rembrandt, Poussin, Zurbaran, Murillo, Correggio, Rubens e tanti altri.
Il presepio come lo vediamo rappresentare ancor oggi nasce secondo la tradizione dal desiderio di San Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme coinvolgendo il popolo nella rievocazione che ebbe luogo a Greccio la notte di Natale del 1223, episodio rappresentato poi magistralmente da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi.
Papa Onorio III permise a San Francesco di uscire dal convento di Greggio, così egli eresse una mangiatoia all'interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia.

Poi tenne la sua famosa predica di Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la storia di Natale a tutti coloro che non sapevano leggere.
Primo esempio di presepe inanimato è invece quello che Arnolfo di Carnbio scolpirà nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue nella cripta della Cappella Sistina di S. Maria Maggiore in Roma.

Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti producono statue di legno o terracotta che sistemano davanti a una pittura riproducente un paesaggio come sfondo alla scena della Natività, collocando la rappresentazione all'interno delle chiese. Culla di tale attività artistica fu la Toscana ma ben presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli ad opera di Carlo III di Borbone e nel resto degli Stati italiani.


Nel '600 e '700 gli artisti napoletani danno alla sacra rappresentazione un'impronta naturalistica inserendo la Natività nel paesaggio campano ricostruito in scorci di vita che vedono personaggi della nobiltà, della borghesia e del popolo riprodotti negli atteggiamenti delle loro occupazioni giornaliere o dei momenti di svago, nelle taverne a banchettare o impegnati in balli e serenate. Ulteriore novità è la trasformazione delle statue in manichini di legno con arti in fil di ferro, per dare movimento, abbigliati con vesti di stoffe più o meno ricche, adornati con monili e muniti degli strumenti di lavoro tipici dei mestieri dell'epoca e tutti riprodotti con esattezza anche nei minimi particolari. A tali fastose composizioni davano il loro contributo artigiani vari e lavoranti delle stesse corti regie o la nobiltà, come attestano gli splendidi abiti ricamati che indossano i Re Magi o altri personaggi di spicco, spesso tessuti negli opifici reali di S. Leucio.
In questo periodo si distinguono anche gli artisti di Genova e quelli siciliani che, fatta eccezione per i siracusani che usano la cera, si ispirano sia per i materiali che per il realismo scenico, alla tradizione napoletana. Sempre nel '700 si diffonde il presepio meccanico o di movimento che ha un illustre predecessore in quello costruito da Hans Schlottheim nel 1588 per Cristiano I di Sassonia.

Ma fin qui abbiamo trattato di ricostruzioni quasi sempre monumentali e di grande pregio artistico realizzate da maestri dell'arte per lo più per la Chiesa o per cappelle private. La diffusione a livello popolare si realizza pienamente nel secolo scorso quando ogni famiglia in occasione del Natale costruisce un presepe riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materiali - statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altro - forniti da un fiorente artigianato.

A Roma le famiglie importanti per censo e ricchezza gareggiavano tra loro nel costruire i presepi più imponenti, ambientati nella stessa città o nella campagna romana, che permettevano di visitare ai concittadini e ai turisti. Famosi quello della famiglia Forti posti sulla sommità della Torre degli Anguillara, o della famiglia Buttarelli in via De' Genovesi riproducente Greccio e la caverna usata da S. Francesco o quello di Padre Bonelli nel Portico della Chiesa dei Santi XII Apostoli, parzialmente meccanico con la ricostruzione del lago di Tiberiade solcato dalle barche e delle città di Gerusalemme e Betlemme. Oggi dopo l'affievolirsi della tradizione causata anche dall'introduzione dell'albero di Natale, il presepe è tornato a fiorire grazie all'impegno di religiosi e privati che con associazioni come quella degli amici del presepe, Musei come il Brembo di Dalmine vicino Bergamo, Mostre, come quella dei 100 Presepi nelle Sale del Bramante di Roma, una tra le prime in Italia, rappresentazioni dal vivo come quelle di Rivisondoli in Abruzzo o Revine nel Veneto e soprattutto artigiani in special modo napoletani e siciliani, eredi delle scuole presepiali del passato che hanno ricondotto nelle case e nelle piazze d'Italia la Natività e tutti i personaggi della simbologia cristiana.

Il presepe nel mondo:
Essendo un prodotto culturale, il presepe si diffonde nelle diverse culture con significative varianti. Possiamo suddividere tutte le varianti presepiali in due grandi macroaree: quella europea e quella comprendente il resto del mondo. Più in specifico appartengono all'area europea, con diverse varianti: il presepe spagnolo, quello provenzale, il presepe nei paesi di lingua tedesca e i presepi nei paesi dell'est europeo. Fanno parte, invece, della macroarea del resto del mondo maggiormente i presepi dei paesi dell'America Latina e quelli di origine orientale ed etnica.


Il presepe spagnolo
Le origini del presepe in Spagna sono da rintracciare all'epoca della dominazione borbonica a Napoli. Infatti, gli scambi e i traffici che si attuarono tra Napoli e la Spagna, influenzarono quest'ultima sulla tradizione della costruzione del presepe durante il periodo natalizio. In Spagna, il presepe si diffuse maggiormente nella regione della Catalogna, grazie anche alla passione di Ramon Amadeu (1745-1821) il più famoso scultore dell'epoca che si dilettava nella costruzione dei pastori in creta. È da ricordare che la prima associazione di appassionati del presepe nacque proprio in Spagna intorno al 1860, anche se quest'ultima ebbe vita assai breve. Si diffuse allora la più importante "Asociaçion de Pesebristas", che dal 1921 influenzò anche le successive scuole. Tra i vari appassionati del presepe, si distaccarono alcuni abili artigiani che diedero vita alla "scuola del gesso catalana", che stravolsero l'idea del presepe allora in voga. Essi diedero vita al cosiddetto presepe "storico", ossia quello che più riproduce fedelmente paesaggi, costumi e costruzioni della Palestina ai tempi della nascita di Gesù.

Il presepe provenzale
La tradizione provenzale vuole che la nascita del presepe sia da attribuirsi alla Madre Pica che già nel 1200 costruiva rappresentazioni di scene di vita religiosa in Provenza e in Linguadoca. Alcuni studiosi infatti, ritengono che la tradizione del presepe nacque proprio in Francia e che S. Francesco d'Assisi (a cui, per molti, si fa risalire le origini della tradizione del presepe) non fece altro che replicare questa tradizione con alcune significative varianti. Il presepe provenzale è comunque influenzato dai tratti del barocco italiano e non si sviluppò prima del settecento. Per ricreare i pastori si utilizzavano manichini lignei con mani, teste e piedi in terracotta o cera: segno evidente di una influenza dell'artigianato italiano. A livello storico la Rivoluzione Francese spezzò la tradizione del presepe. Tradizione che riaffiorò prepotentemente ai tempi del concordato tra Pio VII e Napoleone Bonaparte. Il presepe entrò nelle case più umili anche grazie all'azione del figurinaio Jean Louis Lagnel, che produceva pastori di argilla, prodotti in stampi, a basso costo. Oggi queste statuine d'argilla, dette santons si trovano numerose in vendita, in tutti i mesi dell'anno nei negozi di souvenir per turisti.

Il presepio nei paesi di lingua tedesca
La tradizione del presepe nei paesi di lingua tedesca è molto sentita, anche perché leggenda vuole che nel Duomo di Colonia, in Germania, si trovino le spoglie dei Re Magi, qui trasportate da Costantinopoli all'epoca della IV crociata (1204). In molte città come Monaco, Augusta, Norimberga si allestiscono nelle piazze dei veri e propri mercati di Gesù Bambino (letteralmente Christkindlemarket). In questo rustico e caratteristico mercatino si vendono molti pastori e presepi veri e propri, oltre a dolciumi e decorazioni tipicamente natalizie.

Il presepio nei paesi dell'est europeo
Ai paesi dell'est europeo sono riconducibili quattro tradizioni diverse, rappresentate da quattro nazioni diverse: Ungheria, Russia, Polonia e Slovacchia. La tradizione ungherese vuole che il presepe, o Betlemme, si costruisca in un cassa a forma di chiesa o stalla e che sia trasportabile a mano. I personaggi che animano il presepe invece sono fatti di legno o carta o tutt'al più di ovatta e davanti a questa rappresentazione arde costantemente una candela votiva. Il presepe russo è costruito su due piani. Sul lato superiore vengono riprodotti i classici episodi della nascita del Cristo in una grotta; sul lato inferiore, invece, vengono riprodotte scene umoristiche di vita quotidiana e popolare. In Polonia, invece, tradizione vuole che il presepe abbia forma di una cattedrale ricoperta di carta stagnola colorata. Si compone di tre parti: una superiore dove angeli annunciano il tanto atteso evento della nascita del bambino Gesù, in quella centrale viene raffigurata la grotta con il bue e l'asinello, e infine la parte inferiore è costituita da rappresentazioni di contadini polacchi insieme ai Re Magi. Per quanto riguarda la Slovenia, infine, in ogni casa contadina si costruisce un presepio che adornerà un lato della casa definito per questo "sacro".

Il presepe nel resto del mondo
Il presepio nei paesi dell'America Latina può essere definito un presepe folkloristico a cui si da risalto il sole splendente e l'azzurro dei cieli, in quanto in questi Paesi il Natale ricade in piena estate. In questi luoghi il presepe si diffuse a causa dell'evangelizzazione degli "indigeni" da parte di gesuiti e sacerdoti portoghesi, spagnoli e francesi. In Africa invece, i primi presepi che si costruirono erano fatti di gesso e furono portati dai missionari. Fu difficile riuscire a convincere le popolazioni locali che Dio, avesse sembianze di un neonato bianco. Col passare del tempo il presepe africano si è arricchito di scenografie e materiali maggiormente di origine africana. Nei lontani paesi d'oriente il presepe si affermò soprattutto nelle varie oasi cristiane. Si narra che l'imperatore delle Indie Akbar (1556-1605), nonostante non si convertì al Cristianesimo, provò sempre grande simpatia per questa arte che lasciò diffondere nel suo vasto impero.


fonte: www.astrarte.com/default.asp?sec=753

Edited by mery5 - 16/11/2016, 22:08
 
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Antonio Podda1
view post Posted on 17/12/2016, 17:34     +1   -1




auguri di buon natale
 
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view post Posted on 27/11/2017, 20:27     +1   -1
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Presepi tradizionali e viventi - storia origini immagini
I Presepi viventi più belli d’Italia e più belli del mondo
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Simbologia del presepe
Secondo il Vangelo di Luca, Giuseppe con Maria, sua sposa, si recò a Betlemme per rispondere al censimento indetto da Augusto: “mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perché non c’era posto per loro nella locanda…”. Questa è l’unica sommaria descrizione ufficiale del luogo in cui nacque Gesù.

I Vangeli apocrifi, ovvero i Vangeli non ritenuti autentici, sono invece più ricchi di descrizioni. Nel cosiddetto “Vangelo dello Pseudo Matteo” si narra che un angelo apparve agli sposi: “fece fermare la giumenta, poiché era giunto il momento di partorire, e ordinò a Maria di scendere dall’animale e di entrare in una grotta sotterranea dove non vi era mai stata luce, ma solo tenebre perché non riceveva affatto la luce del giorno. Ma all’ingresso di Maria tutta la grotta cominciò ad avere splendore e rifulgere di luce quasi vi fosse il sole…”.

Anche se i Vangeli apocrifi non sono considerati parte delle Sacre Scritture, essi non contrastano con la narrazione di Luca in cui si accenna ad una mangiatoia, dal momento che quest’ultima poteva essere ricavata in un incavo della roccia all’interno di una grotta. La grotta, nel simbolismo pre-cristiano cui si ispiravano anche gli autori dei vangeli apocrifi, era il simbolo del cosmo e anche il luogo di nascita di molti dei. Dioniso, per esempio, nasce in un antro e la sua nascita è avvolta di luce; anche Hermes nasce in una grotta, sul monte Cilene, mentre Zeus in un antro sul monte Diktos. Per questi motivi le grotte erano considerate dei luoghi di culto e di iniziazione.

Ma i simboli non si fermano al luogo fisico, continueremo nel prossimo articolo ad analizzare il resto della simbologia.

Altre simbologie del Presepe
Come narra Luca, poco dopo la nascita del bambino giunsero dei pastori avvertiti dall’angelo.
Anche i pastori hanno un significato simbolico. La loro funzione è un esercizio costante di vigilanza, rappresentano il simbolo della veglia. Il pastore, essendo un nomade, rappresenta l’anima che nel mondo è passeggera e raffigura perciò l’anima saggia i cui atti sono ispirati dalla visione interiore e dalla contemplazione.

Anche il bue e l’asino non appaiono nei Vangeli ufficiali, ma solo nel Vangelo dello Pseudo Matteo. Tuttavia, nella letteratura cristiana i due animali hanno suscitato un forte simbolismo. Ad esempio, per San Girolamo l’asino rappresentava l’Antico Testamento e il bue il Nuovo. Oppure uno le forze benefiche e l’altro quelle malefiche. Ma quelle più importanti hanno visto nel bue l’emblema di chi “lavora nel campo di Dio” trasmettendone la parola. L’asino invece difficilmente può avere valenza negativa almeno nei Vangeli, dal momento che la sua presenza accompagnerà Gesù lungo tutta la sua vita, come durante la fuga in Egitto e l’entrata in Gerusalemme.

Non è un caso se, secondo una leggenda medievale, per ricompensare l’asino dei suoi servigi, Cristo gli fece crescere all’incrocio tra la schiena e le spalle due linee di peli scuri a forma di croce, simbolo di chi Lo serve ed è in comunione con Lui.

Abbiamo detto finora della grotta, dei pastori, del bue e dell’asino.
Per completare la scena simbolica della Natività, mancano però ancora i Re Magi e la misteriosa Stella. La loro narrazione è intrecciata in un unico avvenimento.

“Una stella più lucente delle altre attira l’attenzione dei Magi, abitanti dell’Estremo Oriente. Essi erano uomini non ignari dell’arte di osservare le stelle e la loro luminosità, per questo compresero l’importanza del segno. Nei loro cuori di certo operava la divina ispirazione, e partirono. Ecco che la stella che avevano visto sorgere li precedeva, finché giunse e si fermò sul luogo dove si trovava il Bambino. Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e offrirono in dono oro, incenso e mirra…”.

I Re Magi sarebbero stati Melkon, che regnava sui Persiani, Balthasar, che regnava sugli Indiani e Gaspar, che possedeva il paese degli Arabi.

L’episodio è narrato sia nel Vangelo di Marco che negli apocrifi nonché in leggende orientali sui Magi. Secondo una di queste leggende, anche i doni presentano un loro simbolismo: “…portarono con loro tre offerte per poter riconoscere se quel profeta era Dio o Re o Sapiente. Pensavano: se prende oro è un re, se prende incenso è un Dio, se prende mirra è un sapiente. Lo adorarono e il Bambino prese tutte e tre le offerte…”.

Ecco quindi completata la simbologia su tutti gli elementi di “contorno” del presepe.
Da ora in avanti, costruendo il nostro presepe in casa, potremo farlo con una maggior consapevolezza su tutto ciò che esso significa secondo l’accezione cristiana e per quella più generale della cultura umana.


FONTE: http://www.magiconatale.it/139-curiosita-i...ia-prima-parte/
 
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Storia del presepio
In tutto il mondo durante il periodo natalizio, laddove i cristiani festeggiano l'incarnazione di Dio, esiste l'usanza di erigere presepi nelle case e nelle chiese. I presepi sono rappresentazioni artistico- figurative della nascita di Gesù nella mangiatoia di una stalla a Betlemme.
Nella capanna vediamo la Sacra Famiglia e i pastori, sullo sfondo l'asino e il bue. L'adorazione dei saggi d'Oriente, i tre Re Magi, viene inclusa nel paesaggio il 6 gennaio.

Gli evangelisti Luca e Matteo furono i primi a descrivere la storia dell'incarnazione di Cristo. È famoso il Vangelo di Natale di Luca, apparso nel secondo secolo dopo Cristo e poi divulgato nelle prime comunità cristiane.

Già nel Quarto secolo troviamo a Roma (nelle catacombe) immagini della natività. L'origine esatta del presepio è difficile da definire, in quanto è il prodotto di un lungo processo.

È storicamente documentato che già in tempo paleocristiano, il giorno di Natale nelle chiese venivano esposte immagini religiose, che dal decimo secolo assunsero un carattere sempre più popolare, estendendosi poi in tutta l'Europa.

Comunemente il "padre del presepio" viene considerato San Francesco d'Assisi , poiché a Natale del 1223 fece il primo presepio in un bosco. Allora, Papa Onorio III, gli permise di uscire dal convento di Greggio, così egli eresse una mangiatoia all'interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia.
Poi tenne la sua famosa predica di Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la storia di Natale a tutti coloro che non sapevano leggere.

Nella Cappella Sistina della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, si può ammirare uno dei più antichi presepi natalizi. Fu realizzato in alabastro nel 1289 da Arnolfo da Cambio e donato a questa chiesa. Il presepio ha la forma di una casetta, in cui è rappresentata l'adorazione dei Re Magi.

Si considerano precursori del presepio anche gli altari gotici intagliati con immagini della natività, che non fu possibile rimuovere. Uno di questi altari con il gruppo dei tre Re Magi si trova in Austria nella chiesa di S. Wolfgang nella regione di Salzkammergut. Questo altare venne realizzato dall'artista brunicense Michael Pacher.

Un periodo fiorente di presepi fu il Barrocco. Prime notizie certe di presepi di chiese si rilevano dalla Germania meridionale quando, dopo la Riforma i Gesuiti riconobbero per primi il grande valore del presepio come oggetto di preghiera e di raccoglimento, nonché mezzo di informazione religiosa. I Gesuiti fecero costruire preziosi e fastosi presepi, tanto che quest'usanza si estese velocemente nelle chiese di tutta Europa cattolica, finché ogni comune volle un presepio in ogni chiesa.

Baluardi delle costruzioni dei presepi in Europa divennero l'Italia, la Spagna, il Portogallo e il Sud della Francia. Nell'Europa dell'Est la Polonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, in centro Europa soprattutto l'Austria ed il Sud della Germania.

L'arte dei Presepi visse un periodo aureo nel 18osecolo, quando si cominciò ad ampliare e completare la storia di Natale con stazioni ed episodi, sia nei presepi delle chiese e dei castelli, sia nelle case della gente comune. Nel museo di Bressanone è possibile ammirare il più famoso di questi "presepi annuali" composto da più di 4000 figure, realizzato da Augustin Propst e dal suo fratellastro Josef, di Vipiteno.


Nel Museo Diocesano di Bressanone troviamo anche l'altrettanto famoso Presepio Nißl, composto da 500 figure e realizzato dal figlio contadino-scultore Franz Xaver Nißl (1731-1804) originario della Zillertal. Le figure, estremamente espressive, sono esposte in sedici grandi vetrine; sette mostrano scene di Natale con i tre Re Magi, nove il ciclo della Quaresima. Questo presepio, unico e di altissimo valore, è oggi proprietà della chiesa parrocchiale di San Giovanni in Valle Aurina.


La fine del 18osecolo fu contrassegnata dall' Illuminismo e dalla Secolarizzazione. In alcuni luoghi vennero vietati i presepi: soprattutto in Baviera si dovettero eliminare tutti i presepi dalle chiese, e furono portati nelle case contadine per evitarne la distruzione. La conseguenza fu che nei contadini crebbe l'interesse per l'arte raffinata dei presepi, così che essi stessi cominciarono ad intagliare le figure.
Fino alla metà del 19o secolo preferivano sfondi con paesaggi di montagna; dalla seconda metà del secolo invece acquistò sempre di più interesse il presepio orientale.

A cavallo dei due secoli diminuì sensibilmente l'interesse per i presepi, ma ci furono dei collezionisti che impedirono che molte rappresentazioni andassero irrimediabilmente perdute. Ne fu un esempio Max Schmederer, consigliere di commercio di Monaco, che raccolse presepi di tutto il mondo e lasciò in eredità ai suoi posteri una delle più grandi collezioni di presepi del mondo, che oggi è possibile ammirare al Museo Nazionale di Monaco di Baviera.

Ai nostri giorni è cresciuto notevolmente l'interesse per i presepi, come dimostrano le società dei presepi, fondate un pó ovunque. (Steger Konrad)


fonte: www.krippenmuseum.com/geschichteit.html
 
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Come è nato il presepe?


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Origine e tradizione della rappresentazione della natività
Che significa la parola "presepe"? Come nasce la tradizione del presepe vivente? Qual è la simbologia dei personaggi del presepe? Ecco origini, tradizioni e curiosità sulla rappresentazione della Natività

La parola presepe deriva dal latino praesaepe che significa “mangiatoia”. Ne troviamo testimonianza nei Vangeli di Luca e Matteo dove si racconta la nascita di Gesù, avvenuta ai tempi di re Erode a Betlemme, dove Maria e Giuseppe giunsero per il censimento indetto da Roma e, non riuscendo a trovare alloggio in nessuna locanda, si ripararono in una stalla.

Durante la notte Maria ebbe le doglie e il Bambino nacque dentro la stalla e fu coperto alla buona. Nel racconto dei Vangeli non vengono menzionati gli animali: questo particolare fu inserito successivamente dalla tradizione popolare. Si pensò, infatti, che per riparare il Bambino dal freddo, i genitori lo avessero coperto dalla paglia e che fosse stato messo vicino i musi degli animali presenti dentro la stalla. Nel presepe che conosciamo ancora oggi, il bue e l’asinello hanno un posto di rilievo!

La raffigurazione della natività ha origini antiche: i cristiani dipingevano e scolpivano le scene della nascita di Cristo nei luoghi di incontro, come le Catacombe romane. Quando il Cristianesimo uscì dalla clandestinità, le immagini della natività cominciarono ad arricchire le pareti delle prime chiese; mentre nel 1200 si iniziarono a vedere le prime statue.

La scena della natività fu ricostruita per la prima volta nel 1223 da San Francesco d’Assisi, ritenuto il “fondatore” del presepe. L’idea era venuta al Santo durante il Natale dell’anno prima a Betlemme. Francesco rimase particolarmente colpito tanto che, tornato in Italia, chiese a Papa Onorio III di poter ripetere le celebrazioni per il Natale successivo.

A quei tempi le rappresentazioni sacre non potevano tenersi in chiesa. Il Papa così gli permise di celebrare una messa all’aperto a Greccio, in Umbria: i contadini del paese accorsero nella grotta, i frati con le fiaccole illuminavano il paesaggio notturno e all’interno della grotta fu inserita una mangiatoia riempita di paglia con accanto il bue e l’asinello. Quello fu il primo presepe vivente: una tradizione che si rinnova ancora oggi in piccoli e grandi centri dove si rievoca la Notte Santa.

Il primo presepe con tutti i personaggi risale al 1283, per opera di Arnolfo di Cambio, scultore di otto statuine lignee che rappresentavano la natività e i Magi. Questo presepio è conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Inizialmente questa attività prese piede in Toscana e subito si diffuso nel Regno di Napoli, dove ancora si detiene il primato italiano in termini di tradizione, curiosità e innovazione.

Infatti tra il 600 e il 700 gli artisti napoletani decisero di introdurre nella scena della Natività personaggi immortalati nella vita di tutti i giorni, soprattutto durante il loro lavoro. Questa tradizione è ancora molto viva, come dimostrano le popolari bancarelle piene di personaggi lungo la via San Gregorio Armeno. Sempre agli artisti napoletani si deve l’aver dotato i personaggi di arti in fil di ferro e l’averli abbigliati di abiti delle più preziose stoffe e soprattutto di aver realizzato le statuette di vip, politici e personalità note.

Nella simbologia del presepe il bue e l’asinello sono i simboli del popolo ebreo e dei pagani. I Magi sono considerati come la rappresentazione delle tre età dell’uomo: gioventù, maturità e vecchiaia. Oppure come le tre razze in cui, secondo il racconto biblico, si divide l’umanità: la semita, la giapetica, e la camita. I doni dei re Magi hanno il duplice riferimento alla natura umana di Gesù e alla sua regalità: la mirra per il suo essere uomo, l’incenso per la sua divinità, l’oro perché dono riservato ai re. I pastori rappresentano l’umanità da redimere e l’atteggiamento adorante di Maria e Giuseppe serve a sottolineare la regalità del Nascituro.


fonte: https://www.si24.it/2013/12/20/come-e-nato...nativita/24557/
 
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Quali sono i presepi viventi più belli d'Italia? Difficile stilare una classifica, anche se senz'altro alcuni eventi - per storia, ricerca, tradizione, grandezza - si distinguono dagli altri. Abbiamo provato a riunirli in quest'articolo, ma siamo certi ne mancherà senz'altro qualcuno: segnalatecelo nei commenti e saremo felici di aggiungerlo! Ricordiamo, per chi non lo sapesse, che il presepe vivente è una tradizione cristiana consistente in una rappresentazione - con l'impiego di figuranti umani - della nascita di Gesù e delle vicende collegate.

LOMBARDIA
Iniziamo con il nord, dove la tradizione dei presepi viventi è senz’altro più recente rispetto alle regioni meridionali, ma sta iniziando a diffondersi. Mentre in Valle d’Aosta e Piemonte i presepi viventi sono sporadici, in Lombardia c’è qualche evento ormai consolidato. Per esempio a San Biagio, in provincia di Mantova, dove si festeggiano i 25 anni dalla prima edizione: nel campo sportivo attiguo alla parrocchiale, in uno scenario di silenzio e suggestione, si susseguono scene con i mestieranti e la Natività. Quest’anno il presepe è visitabile dalle 16 alle 18,30 nei giorni 25, 26, 30 dicembre 2018 e 6, 13 gennaio 2019.

Anche a Venegono Inferiore, in provincia di Varese, l’intero paese mette in scena un presepe vivente sentito e partecipato. Appuntamento in via Menotti dal 25 al 30 dicembre 2018 e dal 1° al 6 e 12-13 gennaio 2019, in vari orari.

EMILIA-ROMAGNA
Montefiore Conca, in provincia di Rimini, è uno dei borghi certificati dal Touring con la Bandiera arancione: bellissima la sua rocca, costruita dai Malatesta, che domina il paese. Qui si svolge il Presepe vivente, preparato per settimane dagli abitanti con grande passione: le rappresentazioni per le prossime settimane sono due, il 26 e il 30 dicembre, entrambe dalle 17.30 alle 19.30.

Altri presepi viventi sono solitamente in programma a Fiumalbo, Montefiorino e Meldola. Nel 2018 anche il Presepe vivente di Fanano (Mo), che ha cadenza biennale: coinvolto tutto il centro storico del borgo, anch’esso insignito della Bandiera arancione del Touring Club Italiano (nella foto sotto). Appuntamento il 24 dicembre e il 5 gennaio.

TOSCANA
In Toscana il presepe vivente con più tradizione è senz’altro quello di Equi Terme, un piccolo borgo della Lunigiana (Comune di Fivizzano, provincia di Massa-Carrara). Molto suggestivo il percorso, che attraversa le vie del borgo tra torce e candele, con i fondi trasformati in botteghe artigianali, e giunge all’entrata delle Grotte di Equi, dove è rappresentata la Natività. Il torrente Fagli dà un tocco in più alla scena. Rappresentazioni 2018 il 23 e 24 dicembre dalle 20.30 alle 23.30, il 25 e 26 dicembre dalle 18 alle 21.

Sempre in Lunigiana, segnaliamo anche il presepe vivente di Caprio, frazione del Comune di Filattiera: i figuranti sono abitanti del luogo e turisti che vogliono calarsi nell'ambiente tipico e nell'atmosfera del Natale. Solitamente va in scena il 25 e il 26 dicembre, dalle 17 alle 19.30; le date 2018 non sono state ancora comunicate. Per chi volesse partecipare è sufficiente presentarsi un’ora prima dell’inizio, i vestiti vengono forniti sul posto. Lungo il percorso, che cambia ogni anno, sono presenti raffigurazioni di antichi mestieri con ambienti arredati a tema (nella foto sotto) e la raffigurazione di figure tipiche del presepe classico.

MARCHE
Nelle Marche va in scena forse il presepe vivente più grande d’Italia (qualcuno dice anche del mondo) e senz’altro uno dei più suggestivi: parliamo del presepe vivente di Genga, in provincia di Ancona, che viene rappresentato nelle meravigliose Grotte di Frasassi. La manifestazione vede la partecipazione di circa 300 figuranti che sono impegnati a far rivivere le tradizioni del territorio: lungo il sentiero che porta alla Natività pastori, pescatori, contadini intenti al loro lavoro scandiscono la salita, mentre una volta giunti alla grotta naturale del Santuario di Frasassi si trovano falegnami, fabbri, cestai, fornai, calzolai, scultori, vasai, ricamatrici e tessitrici tutti con gli antichi strumenti della loro arte. Date 2018: 26 e 30 dicembre.

LAZIO
È a Greccio, in provincia di Rieti, che venne allestito il primo presepe al mondo: la tradizione venne iniziata da San Francesco d’Assisi nel 1223. Ed è in quella che si può autodefinire a buon diritto la "città del presepe" che ogni anno viene organizzata una splendida rappresentazione del presepe, con personaggi in costumi medievali che danno luogo a ben sei quadri viventi. A differenza di tutti gli altri presepi viventi, a Greccio le scene rievocano proprio la storia del presepe e di San Francesco. Appuntamento quest'anno il 24 dicembre alle 22.30; il 26, 29, 30 dicembre, 1, 5, 6, 7 gennaio alle 17.30. Molti gli eventi collaterali per tutto il periodo natalizio.

La colonna sonora di Nicola Piovani e la voce narrante di Gigi Proietti accompagneranno quest'anno i visitatori nella magica atmosfera del presepe vivente di Corchiano (Vt), un vero e proprio spettacolo teatrale all’aperto. L’appuntamento con la 49esima edizione dell’evento è fissato il 25, 26, 29 e 30 dicembre, l’1, 4, 6, 7 gennaio: dopo tanti anni il presepe è tornato nella sua suggestiva ambientazione naturale originaria, il centro storico del borgo, con i suoi vicoli e le piazze illuminate e decorate per l’occasione. Da visitare anche il “Monumento Naturale delle Forre”, al quale si accede mediante un’imponente tagliata viaria di epoca etrusca scavata nel tufo.

Presepi viventi anche a Tarquinia (26, 30 dicembre e 6 gennaio) e a Sutri (26, 30 dicembre e 1, 4, 5, 6 gennaio), entrambi in provincia di Viterbo.

CAMPANIA
Sono moltissimi i presepi viventi in Campania, forse la regione italiana dove questa tradizione è più radicata. Iniziamo dalla provincia di Caserta, dove a Vaccheria (nella foto sotto) il presepe vivente si sviluppa su un percorso di circa due chilometri attraverso le vie del borgo e il bosco adiacente. Moltissime le scene ricostruite, alcune delle quali sono apocrife (non trovano riscontro nei Vangeli canonici) ma sono state acquisite dalla tradizione napoletana; e singolare l’utilizzo di costumi e ambienti settecenteschi. Appuntamento il 26 e 30 dicembre e il 5 e 6 gennaio 2019, dalle 17 alle 20.

In provincia di Benevento i presepi degni di nota sono almeno tre: a Morcone, a Pietrelcina e a Baselice. A Morcone le scene sono due: la vita nel borgo, dove vengono rappresentati i vecchi mestieri, e la Natività, rappresentata in uno scenario naturale appena fuori dal paese. Bellissimo l’arrivo dei pastori, illuminati da centinaia di fiaccole. Il presepe va in scena il 3 e 4 gennaio 2019; due le fasce di visita: la prima fascia comprende dalle 15.30 la visita al centro storico e alle 18 la rappresentazione della Natività; la seconda alle 17.30 l'entrata in paese e alle 20 la rappresentazione della Natività.

Grandioso il presepe vivente di Baselice, dove solitamente sono tre gli appuntamenti (le date 2018 sono ancora da confermare). Nel borgo medievale a dare vita alle 40 scene (ambientate in cantine, case e palazzi) sono più di 350 figuranti che utilizzano un migliaio di strumenti e attrezzature tradizionali; non mancano un mercato all’aperto, il palazzo di Erode con la sua corte, l’accampamento dei Magi. Suggestiva la messa in scena finale, quando alla sola luce delle fiaccole i Re Magi insieme a tutti i figuranti si mettono in cammino per la capanna della Natività.

E gradito ritorno nel 2018 per il presepe di Pietrelcina, che dal 1987 trasforma il borgo di Padre Pio: grande attenzione è data alla rappresentazione storica, con i costumi dei 200 figuranti che ricalcano fedelmente quelli dei tempi di Cristo. Appuntamento il 27, 28 e 29 dicembre.

PUGLIA
Anche in Puglia sono molti i presepi viventi di grande suggestione. Il più popolare e uno dei più grandi d’Italia è senza dubbio quello di Tricase, in provincia di Lecce, dove una intera collina (il monte Orco) si trasforma nella Betlemme di 2000 anni fa. Cinquanta le scene di vita quotidiana in cui si alternano 200 figuranti, tra mestieri salentini e scene di vita romana di un tempo; e soprattutto 35.000 lampadine che illuminano lo scenario, rendendolo indimenticabile. Otto date in programma: 25, 26, 29 e 30 dicembre 2018 e 1, 4, 5 e 6 gennaio 2019, dalle ore 17 alle ore 20.30. Il 6 gennaio si svolgerà la tradizionale sfilata dei personaggi del Presepe, in costume d’epoca.

Grandi presepi viventi sono messi in scena anche ad Alberobello, Bandiera arancione Tci, con i figuranti che mettono in scena antichi mestieri nei trulli (provincia di Bari, 26-27-28-29 dicembre,) e a Crispiano (provincia di Taranto).

BASILICATA
I Sassi di Matera: quale location migliore per dare vita alla Galilea di duemila anni fa? Anche Mel Gibson scelse la città lucana per il suo film La passione di Cristo. Il presepe vivente, che prende vita in molti momenti diversi (dal 7 al 9 dicembre, il 15 e 16 dicembre, il 22 e 23 dicembre, dal 28 al 30 dicembre 2018, dal 4 al 6 gennaio 2019) prevede otto scene lungo i “vicinati” del Sasso Caveoso. Si camminerà dal mercato alla Corte di Erode, dalla domus romana alla natività, in un allestimento reso ancor più affascinante grazie al contributo e alla supervisione di Cinecittà Studios e dall'Accademia di Belle Arti di Bari.

SICILIA
Almeno tre i presepi viventi da segnalare. A Castanea delle Furie, paese a pochi chilometri da Messina, il presepe vivente da oltre 25 anni coinvolge tutti gli abitanti del borgo: molto sentita la rappresentazione, che quest’anno va in scene il 25, 26, 27, 28, 29, 30 dicembre e l’1, 2, 3, 4, 5, 6 gennaio dalle 17.30 alle 19.30 (in alcuni giorni dalle 18.30).

Una colonna sonora suggestiva e una voce fuori campo accompagnano il visitatore al presepe vivente di Gangi, intitolato “da Nazareth a Betlemme”. Nel borgo in provincia di Palermo, ai piedi dell'Etna, vanno in scena numerose rappresentazioni della Palestina antica con una grande partecipazione della popolazione locale (nella foto sotto). Date 2018: 26, 27, 28, 29 dicembre.

E per finire, ecco Custonaci, in provincia di Trapani, dove va in scena uno degli eventi più importanti del Natale siciliano e uno dei più grandi eventi di valorizzazione dei mestieri e delle tradizioni popolari siciliane. Sono 160 gli interpreti, tra artigiani-artisti provenienti dall'intera Sicilia, maestranze contadine e figuranti locali, che danno vita alla rappresentazione nella grotta di Scurati; tratto peculiare, la fedeltà delle scene alla ricca tradizione artigianale e agricola – pastorale locale, documentata da studi universitari. Appuntamento il 25, 26, 29, 30 dicembre 2018 e il 4, 5, 6 gennaio 2019.


fonte: https://www.touringclub.it/notizie-di-viag...u-belli-ditalia
 
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